Per affrontare un discorso sui legami, partiamo dal presupposto che l’essere umano ha bisogno di costruire legami per garantire la sua stessa sopravvivenza (come gran parte dei mammiferi). Siamo esseri sociali e in quanto tali, abbiamo la necessità di vivere intessendo relazioni col prossimo. Secondo la teoria dell’attaccamento infatti, la propensione a stringere relazioni emotive intime fa parte della natura umana.
Nasciamo biologicamente programmati a mettere in atto degli schemi comportamentali che favoriscano la vicinanza con la madre. Ormai appare assodato che il primo legame (quello con la madre) si sviluppi sin dai primi giorni di vita e sia legato alle cure e ai rinforzi affettivi della madre. La vicinanza con la madre, il percepire la continuità delle sue cure , sviluppa nel bambino sentimenti di sicurezza e calore, che gli permettono di acquisire consapevolezza del mondo esterno, ma anche la sicurezza di sé stesso. Finora ho parlato di madre, solo per semplicità espositiva, ma sarebbe più corretto parlare di figura di attaccamento, intendendo con tale termine la persona che si prende cura in modo costante e continuativo del neonato sin dalla nascita. Sovente questo ruolo è ricoperto dalla madre, ma non esclusivamente e non in tutte le famiglie. In un altro momento approfondirò questo aspetto, per ora mi limiterò a parlare di legami.
Anche nella vita da adulti, la disponibilità di una figura di attaccamento, sempre pronta a fornire risposte e sostegno, rappresenti la principale fonte per il sentimento di sicurezza dell’individuo.
La base sicura
Secondo la teoria dell’attaccamento, in base al tipo di legame che il bambino sviluppa con la figura di attaccamento, si costruirà dei modelli interni di relazione col prossimo.
Quindi, il modo in cui si è costruita la relazione del bambino con gli adulti significativi, ci da la misura sulla sua capacità di instaurare legami affettivi soddisfacenti in età adulta.
La tendenza sarà quella di scegliere partner che confermino il proprio modello relazionale.
Coloro che hanno sviluppato un modello di attaccamento sicuro, avranno fiducia nel prossimo e non necessiteranno di continue conferme da parte dell’altro. Saranno in grado di vivere in modo maturo una relazione, nella quale entrambi possono mantenere la propria identità e sentire al tempo stesso di far parte della coppia.
Invece, gli individui che hanno avuto un attaccamento insicuro con la madre, caratterizzato da cure discontinue e allontanamenti, tenderanno a cercare partner insicuri. Se si è cresciuti con l’idea che chi ama, prima o poi abbandonerà il campo, si andrà alla ricerca di partner sfuggenti, per confermare inconsciamente questa convinzione. Non di rado, infatti, in coppie caratterizzate da attaccamento insicuro, si instaura un rapporto ambivalente nel quale le dinamiche sono quelle in cui uno fugge e l’altro insegue, in un circolo vizioso senza fine.
Costruzione dei legami
Il primo momento in cui i legami affettivi si instaurano (siano essi di amicizia o di amore) è caratterizzato da un sentimento di rispecchiamento. Ci si vede nell’altro, come se si trovasse la parte mancante di sé stessi. Si proiettano sull’altro aspettative e desideri e si tende a vedere nell’altro, solo le parti migliori. Allo stesso tempo, si cerca di mostrare la parte migliore di sè, celando gli aspetti che si ritiene possano non piacere all’altro. Tutto ciò è normale e costituisce l’ “innamoramento” tipico della prima fase che caratterizza, con gradualità e connotazioni diverse, tutti i legami affettivi, non soltanto quelli propriamente amorosi.
Dopo la fase iniziale nel quale si vedono solo i pregi della relazione, si passa ad una visione più realistica di sé e dell’altro fatta di pregi e difetti. Tutti i legami, anche quelli che partono con le migliori premesse, subiscono gli assalti del tempo, delle circostanze, delle avversità. Mantenere i legami richiede lavoro, fatica, impegno e assunzione di responsabilità. Come abbiamo accennato prima, i nostri modelli interni di attaccamento, giocano un ruolo importante nella riuscita di un rapporto, però ci sono altre componenti che influiscono (l’autostima, la fiducia, la progettualità).
Il segreto per consolidare una relazione è quello di superare due grandi scogli che solitamente si presentano: la difficoltà di mantenere la propria individualità e il desiderio di cambiare l’altro.
Per quanto riguarda il primo, possiamo riferirci al discorso sull’appartenenza e separazione (di cui abbiamo fatto cenno nell’articolo “La famiglia nella vita dell’adulto”). Ricordiamo la necessità dell’essere umano di stare dentro una relazione ma conservando la propria individualità; non si può negare sé stessi per fondersi completamente nell’altro, permettendogli di fagocitarci. E’ necessario condividere sogni, progetti e interessi ma è altrettanto necessario che ciascuno ne conservi di esclusivamente propri, che mantenga una parte “intima e segreta”, purché, ovviamente, questa non nasconda l’intenzione di andare contro il patto di fiducia stretto con l’altro. E’ quindi indispensabile mantenere le reciproche differenze, pur ricercando i necessari compromessi per condividere lo stesso spazio di relazione. In una visione sistemica delle relazioni, possiamo sintetizzare dicendo che devono coesistere l’Io, l’Altro e il Noi.
Per ciò che concerne il secondo scoglio, il desiderio e/o il tentativo di cambiare l’altro, appare indispensabile sottolineare che non possiamo cambiare l’altro, se l’altro non vuole cambiare! Possono esserci degli aspetti dell’altra persona che ci danno fastidio, che vorremmo diversi. Tuttavia, dobbiamo acquisire la consapevolezza che questo sentimento di insoddisfazione è soltanto nostro, non viene vissuto allo stesso modo dall’altro. Pertanto possiamo soltanto esprimere all’altro questo nostro (e sottolineo nostro!) disagio, e cercare insieme un compromesso che possa essere soddisfacente per entrambi.
Nel mio lavoro di terapeuta di coppia, mi capita spesso di ricevere persone che si rivolgono a me nella speranza che io li aiuti a cambiare il partner. Questa premessa è sempre sbagliata. Ciascuno di noi può cambiare solo sé stesso, e il cambiamento di un elemento porterà un cambiamento dell’intero sistema. Quindi, ciascuno può cambiare soltanto il proprio comportamento rispetto ad un comportamento non gradito dell’altro e questo produrrà degli effetti sulla coppia.
Rottura dei legami
La rottura di un legame affettivo è difficile e spesso dolorosa anche per chi prende la decisione.
A volte si ha la difficoltà di prendere decisioni. Spesso ci si abitua talmente tanto all’insoddisfazione che la si sente quasi familiare e più rassicurante rispetto all’ignoto rappresentato dal futuro da soli.
Talvolta, la paura del cambiamento, può portare le persone a vivere legami altamente conflittuali senza trovare soluzioni o celarsi dietro un’apparente normalità di coppia che nasconde distanza emotiva ed estraneità.
I legami rappresentano quindi un vincolo affettivo, una relazione, ma in senso estremo possono costituire qualcosa che lega, che costringe e da cui è difficile svincolarsi. Conoscerne le caratteristiche e i meccanismi di funzionamento, può aiutare a viverli in modo appagante e soddisfacente e quando necessario, scioglierli e liberarsi da legami diventati ormai catene e non più affetti!
Bibliografia
- Bowlby, Costruzione e rottura dei legami affettivi, 1979, Raffaello Cortina
- Bowlby, Una base sicura, 1989, Raffaello Cortina
- Loriedo, Picardi, Dalla teoria generale dei sistemi alla teoria dell’attaccamento, 2007, Franco Angeli
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